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Kuznecov
 
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Kuznecov non era un fabbro come gli altri, era un maestro abilissimo, un artista della forgiatura, quasi un poeta. Apparteneva a quella classe di artigiani talmente abili da essere in grado di forgiare una rosa. Si era addirittura forgiato da solo, e con grande eleganza, gli stessi strumenti che usava quotidianamente per lavorare - tenaglie, scalpelli, martelli, mazzuoli - cosa che segnalava in lui non soltanto l'amore che provava per il proprio lavoro, ma anche l'assoluta comprensione del significato profondo dell'essere fabbri. In ogni oggetto che forgiava, che fosse un ferro di cavallo o un chiodo, si riconosceva la sua profonda maestria. Non si trattava solo di questioni di simmetria, ma di qualcosa di più essenziale, di molto più profondo.

Faceva sempre fatica a staccarsi da un lavoro appena terminato, provava continuamente la sensazione che gli mancasse un ultimo colpo, un'ultima martellata che l'avrebbe migliorato e reso ancora più perfetto per l'uso.

Nel lavoro che ci spettava, la prospezione geologica, non c'era molto da fare per un fabbro; tuttavia i capi avevano per Kuznecov una grande considerazione, tanto da perdonarlo anche quando, di tanto in tanto, si prendeva il lusso di combinare qualche scherzo. Una volta era persino riuscito a convincerli che usare il burro al posto dell'acqua avrebbe migliorato di molto la resistenza delle trivelle, così che i capi ne avevano fatto arrivare un po' alla fucina, seppure in quantità minima. Kuznecov scioglieva una piccola dose di burro nell'acqua e le punte delle trivelle d'acciaio  ne guadagnavano in lucentezza. Il burro che avanzava lo divideva con il martellatore che lavorava con lui, e anche quando il piccolo trucchetto venne rivelato ai capi, essi lasciarono correre, senza alcuna punizione. In seguito Kuznekov continuò a sostenere l'ottima influenza del burro sulla tempra delle trivelle, riuscendo persino a ottenere dal capo alcuni panetti ammuffiti dimenticati chissà quando nel deposito, e dai quali, fondendoli, aveva ricavato nuovamente del burro amarognolo ma utilizzabile. Era un uomo buono e pacato, che pensava soltanto al bene di tutti.

Varlam Salamov
I racconti della Kolyma