Un romanzo o una
poesia non sono un monologo, bensi' una conversazione tra
uno scrittore e un lettore: una conversazione del tutto privata,
che esclude tutti gli altri - un atto, se si vuole, di reciproca
misantropia.
E nel momento in cui questa conversazione avviene lo scrittore
e' uguale al lettore, come del resto viceversa, e non importa
che lo scrittore sia grande o meno. Questa uguaglianza e' l'uguaglianza
della coscienza.
Essa rimane in una persona per il resto della vita sotto forma
di ricordo, nebuloso o preciso; e presto o tardi, a proposito
o a sproposito, condiziona la condotta dell'individuo.
[...]
Un romanzo o una poesia sono il prodotto di una reciproca solitudine
- quella di uno scrittore e quella di un lettore.
Iosif
Brodskij |
"Si parla per rompere la solitudine.
Si scrive per prolungarla", diceva.
E. Jabès |
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